5 IDEE SBAGLIATE CHE ABBIAMO SULL’ICTUS

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5 IDEE SBAGLIATE CHE ABBIAMO SULL’ICTUS

Per promuovere una corretta informazione nell’ambito della salute abbiamo discusso cinque idee sbagliate o luoghi comuni riguardo ad un grave evento neurologico: l’ictus.

  1. L’ictus è un colpo al cervello.

Il nome ictus, chiamato anche stroke o attacco cerebrale, in effetti deriva dal latino “colpo”. Ma capiamo meglio che cosa accade quando qualcuno subisce questo “colpo”: un ictus è un mancato afflusso di sangue in un’area del cervello, evento che provoca la morte del tessuto cerebrale di quella zona.

Esistono due principali categorie di ictus: quello ischemico e quello emorragico. La prima tipologia, quella più diffusa, consiste in un blocco della circolazione sanguigna dovuto principalmente a un coagulo nei vasi. L’ictus emorragico consiste invece in una rottura dei vasi sanguigni: la fuoriuscita del sangue causa un danno ai tessuti circostanti, pregiudicandone la funzionalità.

2. Tanto a me non accade!

Secondo l’Osservatorio Ictus Italia, che ha pubblicato nel 2018 il Rapporto sull’Ictus in Italia, le malattie cerebrovascolari sono la seconda causa di morte (9.6%) dopo le malattie ischemiche del cuore. Rappresenta la prima causa di invalidità, infatti solo il 25% dei pazienti sopravvissuti guarisce completamente, mentre il restante 75% sopravvive con una qualche forma di disabilità.

Questa patologia è frequente nella popolazione e causa gravi conseguenze sia fisiche che cognitive. Vale la pena starci attenti.

3. È difficile accorgersi dei sintomi.

Ovviamente non siamo dei medici specializzati e perciò non siamo degli esperti, ma è importante tenere a mente che alcune manifestazioni sono campanelli d’allarme che ci devono spingere a chiamare i soccorsi. I sintomi più frequenti che si riscontrano in persone che hanno subito un ictus cerebrale sono:

  • avere improvvisamente la bocca storta
  • non articolare bene le parole o non comprendere più il linguaggio
  • non riuscire a muovere o avere minor forza ad un braccio, una gamba o entrambi gli arti dello stesso lato del corpo
  • non coordinare i movimenti o non riuscire a stare in equilibrio
  • non vedere chiaramente metà o parte di un oggetto
  • avere un mal di testa molto forte e localizzato, diverso dal solito

Se ti accorgi di soffrire di uno di questi sintomi o se un tuo caro li presenta, chiama tempestivamente i soccorsi.

4. Meglio non andare in ospedale, altrimenti mi ammalo di Covid-19.

La pandemia da COVID-19 ha fatto abbassare la guardia nei confronti dell’ictus, nonostante continui a colpire. La Società Italiana di Neurologia sostiene che “c’è stata una riduzione degli accessi per ictus in tutta Italia durante il lockdown, probabilmente dovuta alla paura di contagiarsi in ospedale. Invece è cruciale ricordare che i vantaggi di un intervento urgente in caso di sintomi superano di gran lunga i potenziali rischi di un ricovero: bisogna chiamare subito i mezzi di soccorso tramite il 112 o il 118 per essere portati in una Stroke Unit” proprio per arginare le importanti disabilità sia fisiche che cognitive che questa patologia comporta.

5. Se mi deve venire mi verrà, non posso farci niente.

In realtà possiamo fare molto! Dato la frequenza di ictus nella popolazione e le sue drammatiche conseguenze, è fondamentale cercare di prevenirne l’insorgenza, tenendo a mente alcune indicazioni e applicare semplici accorgimenti che permettono di ridurre il rischio di subire un danno cerebrale.

Alcuni accorgimenti si riferiscono a una corretta alimentazione, esercizio fisico regolare, astensione da fumo e alcol, controllo della pressione arteriosa… Per saperne di più leggi il nostro articolo al link: http://www.neurotablet.com/aprile-mese-della-prevenzione-dellictus-cerebrale/

Fonti:

  • Osservatorio Ictus Italia (2018). Rapporto 2018 sull’ictus in Italia: una fotografia su prevenzione, percorsi di cura e prospettive.
  • Società Italiana di Neurologia: http://www.neuro.it/web/eventi/NEURO/index.cfm
  • A.L.I.Ce Italia Onlus: https://www.aliceitalia.org/

Dott.ssa Denise Magnago, neuropsicologa