In letteratura stanno incrementando sempre più gli studi che sottolineano il ruolo del nuovo Coronavirus nell’insorgenza di danni cerebrali. Ne abbiamo parlato anche in un precedente articolo dove avevamo messo in evidenza quanto il Coronavirus abbia delle conseguenze non solo polmonari e cardiologiche, ma anche sul cervello, sugli aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali, tanto da parlare di “Neurocovid”: infatti un numero significativo di pazienti dimessi dalla terapia intensiva presenta danni cerebrovascolari permanenti [1,2].
I disturbi includono infiammazione cerebrale, iposmia (diminuita capacità di percepire gli odori), ipogeusia (diminuzione del senso del gusto), sindrome di Guillain-Barré e ictus, ma sono stati descritti anche confusione, agitazione, segni di demenza e segni psicotici dopo il COVID-19 [3, 4].
IL CASO L.A.
A questi dati si aggiunge anche un nuovo studio pubblicato su Neurological Sciences del Prof. Konstantinos Priftis del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova [5], il quale ipotizza che l’infezione da SARS-CoV-2 possa provocare l’insorgenza di ictus ischemici e disturbi neuropsicologici altamente focali, come agrafia e afasia di conduzione.
I ricercatori hanno studiato il caso di LA, un paziente che è giunto in pronto soccorso con segni di afasia e agitazione comportamentale. Agli esami clinico-diagnostici sono emersi sia lievi segni polmonari sia la presenza di anticorpi per la SARS-CoV-2. In seguito ad esami cerebrali più approfonditi è emerso un “ictus ischemico dell’arteria cerebrale media probabilmente a causa di processi trombofili, probabilmente suscitato da SARS-CoV-2”. La valutazione neuropsicologica successiva a cui è stato sottoposto il paziente ha evidenziato deficit focali, ovvero segni di afasia di conduzione con gravi deficit nella ripetizione orale delle frasi pronunciate, e agrafia; tutte le altre funzioni cognitive invece apparivano intatte. Tali deficit erano compatibili con la presenza di una lesione temporo-parieto-insulare rilevata agli esami diagnostici.
Gli autori chiedono particolare cautela nell’affermare una relazione di causa-effetto tra il COVID 19 e l’ictus, relazione sospetta ma non direttamente dimostrata in questo studio. Tuttavia suggeriscono che lo stroke potrebbe essere stato provocato dalla SARS-CoV-2 sulla base di diverse ragioni, fra cui l’assenza di fattori di rischio e la storia clinica non significativa di LA.
Da questo studio risulta evidente quanto sia fondamentale una valutazione neuropsicologica approfondita nei pazienti affetti dal nuovo Coronavirus, in modo da rilevare il più specificatamente possibile eventuali difficoltà cognitive: infatti i pazienti potrebbero mostrare non solo segni neurocognitivi e comportamentali diffusi (confusione, agitazione, psicosi), ma anche disturbi specifici e focali come quelli presentati dal paziente LA.
Fonti:
Dott.ssa Denise Magnago, neuropsicologa