5 COSE CHE NON SAI SUI TRAUMI CRANICI

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5 COSE CHE NON SAI SUI TRAUMI CRANICI

Il trauma cranico è definito come “una condizione clinica caratterizzata da un danno all’encefalo causato da una forza fisica esterna, rapida, improvvisa e violenta che determina un diminuito o alterato stato di coscienza, con coinvolgimento delle funzioni cognitive, neurosomatiche ed emotivo-comportamentali” [1].

Quella che in gergo chiamiamo una “botta in testa” non è un’esperienza rara: a chi non è mai capitato di sbattere contro l’anta di un mobile in cucina o di camminare per strada e, distratti, scontrarsi con un palo? Molti di questi casi sono molto dolorosi ma non eccessivamente pericolosi, altri invece si potrebbero rivelare dei veri e propri danni cerebrali.

Ecco alcune cose che potresti non sapere sui traumi cranici

1. Prima causa di morte in giovane età a causa di incidenti stradali

Il trauma cranico rappresenta una tra le più frequenti malattie disabilitanti, con un’incidenza in Europa stimata attorno ai 235 casi per 100.000 abitanti per anno e risulta la prima causa di morte in Italia fra i 15 ed i 44 anni [2] [3].

L’incidenza di ricovero in ospedale in Italia è di circa 250-300 casi ogni 100.000 abitanti ogni anno, la gran parte classificati come traumi minori, dati sovrapponibili a quelli di altri paesi europei. In Italia la prima causa del trauma sono gli incidenti stradali, seguiti dalle cadute accidentali [3].

2. Genere e condizioni socio-economiche come fattori di rischio

Sembra proprio che gli uomini subiscano lesioni al capo con una frequenza doppia o più rispetto alle donne e questa differenza è maggiore negli anni che costituiscono il picco per li traumi. Anche una condizione socio-economica inferiore, la disoccupazione e livelli inferiori di istruzione appaiono come fattori di rischio che aumentano la probabilità di lesioni dovute generalmente a cadute o aggressioni [2][4][5]

3. Talvolta i sintomi non sono subito evidenti

La Glasgow Coma Scale è oggi il principale metodo per classificare l’entità del trauma cranico sulla base della risposta (oculare, verbale e motoria) che il paziente fornisce agli stimoli indotti dall’esaminatore. La sintomatologia del trauma cranico può essere molto variabile a seconda dell’entità del trauma (lieve, moderato, grave) e talvolta può richiedere ore o giorni prima di manifestarsi.

Talvolta nei traumi cranici lievi non ci si accorge dei sintomi finché non si rientra al lavoro, dove viene richiesto un alto livello di prestazione cognitiva: si notano quindi sintomi come lieve distraibilità, lentezza, difficoltà a compiere diversi compiti contemporaneamente, confusione o disorientamento [6].

4. Attenzione alle interazioni!
Alcuni farmaci, ad esempio quelli anticoagulanti, aumentano il rischio di emorragie cerebrali. Pertanto in chi assume questo tipo di terapia, le conseguenze di un trauma cranico potrebbero essere più importanti, anche se l’entità del danno non è grave. Non solo i farmaci, ma anche altre sostanze come alcol o droga potrebbero peggiorare le condizioni della persona in seguito a un trauma al capo [6].

5. Cosa NON fare!
Quando ci si trova in una situazione critica come quella di assistere una persona che ha appena subito un trauma cranico, si cerca di fare di tutto per aiutarla. Tuttavia ci sono alcune accortezze da tenere a mente: a prescindere dalla gravità del trauma non somministrare mai alcolici, sonniferi o altri farmaci, altrimenti sarà più difficile discriminare quale sia la reale causa di un sintomo emergente.

FONTI:

[1] Mazzucchi, A. (2012). La riabilitazione neuropsicologica – Premesse teoriche e applicazioni cliniche . III ed. Elsevier – Masson

[2] Tagliaferri, F., Compagnone, C., Korsic, M., Servadei, F., & Kraus, J. J. A. N. (2006). A systematic review of brain injury epidemiology in Europe. Acta neurochirurgica, 148(3), 255-268.

[3] Tagliaferri, F., Compagnone, C. & Servadei, F. (2007). Inquadramento del trauma cranico e cenni di terapia medica e chirurgica. Pubblicato in Salute e Sicurezza Stradale: l’Onda Lunga del Trauma, a cura di Franco Taggi e Pietro Marturano, C.A.F.I. Editore, Roma, 2007, pp. 281-292

[4] Frankowski, R. F., Annegers, J. F., & Whitman, S. (1985). Epidemiological and descriptive studies, Part 1. The descriptive epidemiology of head trauma in the United States. Central nervous system trauma status report, 33-42.

[5] Naugle, R. I. (1990). Epidemiology of traumatic brain injury in adults. Traumatic Brain Injury: Mechanisms of Damage, Assessment, Intervention, and Outcome. Austin, Tex: Pro-ed, 69-103.

[6] Deutsch, M. (2000). Valutazione neuropsicologica: teoria e pratica. Elsevier srl.

Denise Magnago, neuropsicologa