La percezione è un processo psicologico che dà unità, coerenza e significato al mondo esterno e dipende dalla nostra esperienza passata, dalla nostra conoscenza del mondo e da segnali che arrivano al nostro cervello. È il processo attraverso il quale diamo un senso all’ambiente circostante interpretando le informazioni provenienti dagli organi di senso [1].
Ciò che noi vediamo non corrisponde ad una fotocopia della realtà perché esiste una discrepanza tra la realtà percepita e quella del mondo fisico. Infatti i nostri sensi non si limitano a raccogliere le informazioni provenienti dal mondo esterno ma le selezionano, le connettono e le elaborano [1].
Le informazioni sensoriali provenienti dai recettori periferici visivi, tattili, uditivi, ecc., vengono proiettate alla corteccia cerebrale a livello delle aree sensoriali primarie. Perché uno stimolo, ad esempio un oggetto, possa essere identificato, quell’informazione deve essere elaborata a diversi livelli per poi essere confrontato con le conoscenze acquisite in passato [2].
Secondo gli studiosi, le fasi per l’identificazione visiva di un oggetto sono le seguenti [1, 2]:
I disturbi della percezione emergono in seguito a patologie traumatiche, neoplasiche, vascolari post-anossiche come l’arresto cardiaco, degenerative come la demenza tipo Alzheimer.
In particolare l’agnosia è un disturbo di riconoscimento degli oggetti che non può essere spiegata sulla base di un difetto sensoriale o di deterioramento mentale. Un disturbo agnosico riguarda una sola modalità sensoriale (visiva, uditiva o tattile), perciò non è dovuto a una perdita di conoscenza concettuali sull’oggetto o a un deficit di recupero lessicale. Ad esempio un paziente agnosico non sarà in grado di identificare visivamente un telefono o una chiave, ma riuscirà a farlo sentendone il suono o per manipolazione tattile [2].
Nello specifico, le agnosie di tipo visivo sono determinate solitamente da un danno corticale a livello occipito-temporale inferiore, aree deputate all’analisi delle informazioni visive sulla forma e il colore di un’immagine percepita [2]. Inoltre il disturbo può presentare caratteristiche diverse a seconda del livello di elaborazione dell’informazione che è stato compromesso: ad esempio un paziente potrebbe mostrare difficoltà a identificare le singole immagini in un insieme di figure sovrapposte (livello 1), riconoscere un oggetto in una prospettiva non canonica (livelli 2,3), decidere se l’immagine che vede è reale o no (livello 4), recuperare per via visiva le conoscenze relative a quell’oggetto (livello 5).
I trattamenti per l’agnosia visiva prevedono da una parte una serie di metodi compensativi, come l’etichettamento degli oggetti presenti nella stanza, dall’altra attività per riabilitare la funzione compromessa.
Gli approcci cognitivi prevedono esercizi mirati allo specifico livello di deficit rilevato.
Gli esercizi presenti nel Neurotablet per riabilitare questa capacità cognitiva comprendono, ad esempio, il Riconoscimento di immagini, dove il paziente deve selezionare l’immagine che corrisponde alla parola scritta nella parte superiore dello schermo, oppure il Tracciamento profili, in cui deve riconoscere le forme presentate sullo schermo e ripercorrere con il dito il loro profilo.
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Fonti:
Dott.ssa Denise Magnago, neuropsicologa